EVENTI a Roma riguardanti Medio Oriente e Mondo Arabo (Calendario)
16/21- Rasha Azab Egitto a Roma |
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Rasha Azab, è una giornalista e attivista egiziana di 30 anni. Sarà in Italia dal 16 al 21 ottobre per raccontarci la sua esperienza durante le giornate che hanno portato alla cacciata del dittatore Mubarak dall'Egitto. Sarà accompagna dalla proiezione di sei piccoli video sulla rivoluzione egiziana, la cui versione italiana è stata curata da Freepalestine Roma, dove a parlare sono le donne. Giovani, anziane, ricche, povere, con il velo, senza velo, mediattiviste, sei storie che ci portano a conoscere come le donne hanno vissuto la cacciata di un dittatore, il protagonismo dell'essere in piazza e la voglia di lottare per conquistare i propri diritti. La prima intervista è stata realizzata propria a Rasha Azab (http://www.youtube.com/watch?v=MB469Cc_DjU&feature=plcp) perchè lei in quelle giornate c'è stata da protagonista. Per 18 giorni durante quell'inverno, centinaia di migliaia di compagni e compagne egiziane di Rasha la raggiunsero alle manifestazioni in piazza Tahrir che portarono alla cacciata del leader autocratico del paese da quasi 30 anni, Hosni Mubarak. Nei mesi successivi alla rivoluzione, la lotta di Rasha torna ad essere quella prima della rivolta: una lotta solitaria poichè pochi in Egitto sono inclini a unirsi contro un nemico apparentemente indistruttibile. I giovani che un tempo furono acclamati per aver guidato la rivoluzione come salvatori nazionali e le voci vere della piazza araba sono ora visti da molti come un fastidio. Anche il fratello di Rasha le dice che sta perdendo il suo tempo. Ma per Rasha la posta in gioco rimane altrettanto alta com'era a febbraio dell'anno scorso, quando Mubarak è caduto. "Perchè siete silenziosi?" urla ai passanti durante le manifestazioni per le strade della capitale. "Dobbiamo combattere ancora per i diritti umani?" Alla sua chiamata corrispondono scrollate di spalle, o peggio. Lei invece vorrebbe che si continuasse a lottare per la fine dell'attuale regime militare e per il risarcimento nei confronti delle famiglie dei manifestanti uccisi. La madre di Rasha è frustrata, ma fiera della figlia testarda. Non capisce perchè sua figlia non si sposi e non abbia figli, perchè non si sistemi i capelli ricci che vengono semplicemente tirati indietro in uno stretto chignon, o cambiare la sua uniforme di jeans, t-shirt e scarpe da ginnastica con un bel vestito. Lei non sa mai se Rasha tornerà a casa con i lividi o se finirà in prigione. "Se la rivoluzione si ferma ora, facciamo 100 passi indietro", racconta seduta nella sua cameretta con le coperte piene di cuori. "Devo tenere gli occhi aperti tutto il tempo in modo che nessuno ci rubi questa rivoluzione." Le pareti sono piene di ritratti di Che Guevara e manifesti a sostegno dei diritti dei palestinesi. Le librerie piene di centinaia di libri e l'armadio di ritagli di giornali che raccontano gli eventi importanti del suo attivismo. Prima di diventare militante nel 1997 convince la sua famiglia che anche se è una donna nells vita avrebbe fatto la sua strada da sola. E' da allora che Rasha non indossa più il suo foulard anche se il resto delle donne della sua famiglia continuano ad indossarlo. Rasha passa le sue giornate con altri attivisti, molti dei quali figli di una classe sociale superiore che hanno imparato il socialismo e l'ingiustizia durante i corsi universitari. Lei invece ha imparato a conoscere il significato di quelle parole nel suo quartiere, dove i poveri non hanno i soldi e al Governo interessa veramente poco di cosa succeda la. Spesso prende in giro l'elite poiché sono fuori da una realtà che vede un paese ancora con milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà. Rasha scrive di queste cose su un settimanale indipendente l'al-Fagr (http://new.elfagr.org/) (http://tahrirdiaries.wordpress.com/2011/06/19/the-file-on-torture-abuses-and-virginity-tests/). I suoi pezzi criticano duramente i leader militari tanto che a volte il suo editore è costretto ad attenuare il suo lavoro. Infatti ha un curriculum niente male. Dalla stampa di volantini per pubblicizzare le proteste, al lancio di pietre contro l'ex capo della sicurezza del paese mentre veniva portato via dall'aula del Tribunale che lo vedeva coinvolto nell'accusa di omicidio di alcuni manifestanti. Dal passare notti nella camera mortuaria per aiutare la famiglia di un manifestante ucciso ad ottenere il corpo del proprio caro senza firmare i documenti che sostenevano la morte accidentale. Molti egiziani, desiderosi di stabilità vedono Rasha e gli altri che manifestano come un fastidio. Lei li chiama il "partito del divano", coloro che non agiscono, ma che raccolgono i frutti dei sacrifici altrui. "Mio fratello è come la maggior parte degli egiziani. Vuole lavorare, mangiare, dormire e crescere i suoi figli ", racconta mentre si sta recando ad una manifestazione con la sua fiat malridotta: lo specchietto laterale a penzoloni, il parafango rotto e l'interno pieno di volantini di protesta e manifesti. "Pensa che la libertà busserà alla sua porta. Non sa che le persone stanno morendo per questa libertà." 'Un lungo viaggio' Rasha Azeb è tra coloro che hanno rischiato tutto. Durante le elezioni parlamentari del 2005, ha cercato di entrare in un seggio elettorale per monitorare un sospetto di frode. Quando le forze di sicurezza dello Stato hanno rifiutato la sua ammissione e confiscato la sua carta d'identità, li ha insultati e lanciato contro pietre, un atteggiamento impensabile in quel periodo. Gli agenti della sicurezza l'hanno inseguita, ma gli abitanti del quartiere, che erano impressionati dal suo coraggio presso il seggio, l'hanno protetta. Rasha inizia a fare politica nel 1998 distribuendo volantini che criticavano i bombardamenti degli Stati Uniti contro l'Iraq. In seguito organizza proteste contro l'occupazione israeliana dei territori palestinesi. Durante una protesta nel 2000 a sostegno dei palestinesi, Rasha viene spinta a terra e presa a pugni e calci dalle Forze di sicurezza dello Stato. "E 'stata la prima volta che venivo picchiata e piansi. Ma mi sono resa conto che dovevo affrontare un lungo viaggio e dovevo difendere me stessa dalle autorità." La sua rabbia, prima diretta contro gli Stati Uniti e Israele, crebbe fino ad arrivare al suo governo. Nel 2006 partecipa con decine di altri ad una protesta per la riforma costituzionale e viene incarcerata per 33 giorni, accusata di aver tentato di rovesciare il governo e insultare il presidente. Quando Mubarak si è dimesso nel febbraio 2011, Rasha corse per le strade al di fuori del palazzo presidenziale per festeggiare e piangere. E' stato un sogno che si è realizzato. Ma nelle settimane e nei mesi che seguirono quel momento di trionfo si rese conto che non era cambiato molto. Il 9 marzo viene detenuta per quattro ore, quando gli ufficiali dell'esercito violentemente cacciarono i manifestanti da un sit-in nel centro del Cairo. Viene portata al vicino Museo Egizio, ammanettata e bendata. Viene presa a calci, pugni e colpita con il calcio di un fucile. “Abbiamo fatto la rivoluzione affinchè questo non succedesse più. E' stato più doloroso di qualsiasi pestaggio avvenuto prima, perchè ha mostrato che nulla era cambiato." 'Come un granata che non è scoppiata' Nel mese di luglio, quando i manifestanti hanno rioccupato piazza Tahrir e promesso di rimanere accampati fino a quando i funzionari e la polizia dell'era Mubarak sarebbero stati processati, Rasha era seduta con gli altri attivisti tra il labirinto di tende. Stavano tutti intorno ad un computer portatile per scrivere un volantino che invitava i residenti dei quartieri poveri e della classe media ad aderire al sit-in. Rasha voleva scrivere che l'esercito era "complice" del rallentamento dei processi contro Mubarak e la sua "banda". "Dobbiamo essere politicamente corretti" le disse un'altra attivista femminile giovane, "non dobbiamo allontanare la gente." "Dobbiamo dire la verità e pagarne il prezzo" rispose Rasha. Anche tra gli attivisti più esperti, Rasha è stata a lungo quella disposta a spingere più di quanto gli altri erano disposti a fare. "E 'come una granata che non è scoppiata. A volte è utile, e, a volte può essere pericolosa", ha detto Assi, la sua amica. Ultimamente Rasha si è dedicata alla lotta protestando davanti all'ambasciata israeliana, manifestando a favore dei diritti dei lavoratori e contro i militari per quello che lei vede come un continuo sforzo di allontanare la rivoluzione. Ma a conti fatti, sta avendo un impatto? I sognatori hanno un posto nel nuovo Egitto, o hanno perso il loro momento nel febbraio 2011? Forse le sue proteste hanno costretto i giudici a mettere un Mubarak degente sotto processo. Forse hanno mantenuto la pressione su un consiglio militare che, altrimenti, avrebbe calpestato i diritti individuali. Forse hanno contribuito a garantire che le elezioni parlamentari di quest'anno si siano svolte in modo equo e aperto. "Il sogno è l'unica vera arma" continua a dire Rasha "Il sogno stesso è l'unica cosa in grado di cambiare il cammino del popolo." su Rasha Azab http://www.repubblica.it/solidarieta/cooperazione/2011/03/23/news/amnesty_egitto-13997916/ http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=90&ID_articolo=523&ID_sezione=163&sezione= http://www.infoaut.org/blog/conflitti-globali/item/883-egitto-donne-manifestanti-costrette-a-fare-il-test-di-verginit%C3%A0%E2%80%8F?tmpl=component&print=1 |
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