Nome in codice: Caesar la mostra fotografica sugli orrori in Siria.
MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo via Guido Reni, 4
Inaugurazione Mercoledì 5 ottobre 2016 ore 18
Apertura mostra dal 05 ottobre 2016 all’08 ottobre 2016
“Caesar” è lo pseudonimo che protegge l’identità di un ex fotografo della polizia militare del regime di Bashar Assad. Fino al 2011 e all’inizio delle manifestazioni di protesta, l’incarico di “Caesar” consisteva nel riprendere scene del crimine (come incidenti stradali o delitti comuni) e fotografarne le vittime. Successivamente, lui ed i suoi colleghi vennero sempre più spesso chiamati a fotografare i corpi delle vittime delle torture e degli omicidi commessi nelle prigioni e nei centri di detenzione del regime, particolarmente in quello denominato Military Hospital 601, situato a Mezze, sobborgo di Damasco. Per due anni, “Caesar” ha copiato su alcune chiavette USB le immagini che scattava per lavoro, contemporaneamente organizzando la sua fuga dalla Siria, effettivamente avvenuta nell’estate del 2013. Lasciando il suo Paese, “Caesar” ha portato con sé circa 55.000 immagini. Recentemente, l’organizzazione umanitaria Human Rights Watch ha eseguito un’analisi delle immagini e delle informazioni fornite da Caesar, pubblicando poi un dettagliato rapporto (in inglese, francese, spagnolo, arabo, tedesco, giapponese, cinese e russo) che costituisce un atto d’accusa sconvolgente, intitolato “Se i morti potessero parlare – Uccisioni e torture di massa nelle strutture di detenzione in Siria”. Le foto di “Caesar” sono state consegnate a HRW dal Movimento Nazionale Siriano e l’organizzazione umanitaria si è concentrata su 28.707 immagini che, sulla base di tutte le informazioni disponibili, mostrano almeno 6.786 persone morte in carcere o dopo essere stati trasferiti dal carcere in un ospedale militare, come il n. 601 di Mezze, Damasco. “Le foto rimanenti – scrive HRW – sono di attacchi a luoghi o di corpi identificati dal nome come appartenenti a soldati governativi, altri combattenti armati o a civili uccisi in attacchi, esplosioni o attentati”.
Le foto di “Caesar” hanno fatto il giro del mondo: sono state esposte al Palazzo di Vetro dell’ONU a New York, all’Holocuast Memorial Museum di Washington, al Congresso U.S.A., alla facoltà di Legge dell’Università di Harvard, al Parlamento Europeo di Strasburgo, alla House of Commons di Westminster, alla Royal Hibernian Academy di Dublino e presso molte altre istituzioni a Boston, in Canada e in altri Paesi. In Francia, la giornalista Garance Le Caisne ha raccolto il racconto di “Caesar” in un libro – “Opèration Cèsar” – uscito lo scorso ottobre (pubblicato in Italia da Rizzoli con il titolo “La macchina della morte”) e la magistratura francese ha avviato un’inchiesta nei confronti del regime di Assad per crimini contro l’umanità, sulla base dell’art. 40 del Codice di Procedura Penale, che obbliga ogni autorità pubblica a trasmettere alla giustizia le informazioni in suo possesso se è venuta a conoscenza di un crimine o di un delitto. Gran parte della segnalazione inviata dal Ministero degli Esteri di Parigi alla magistratura si basa sulla testimonianza di “Caesar”. Il comitato Khaled Bakrawi ha preso l'iniziativa di portare la mostra in Italia per contribuire a colmare le lacune mostrate dall’informazione in Italia sulle vicende siriane, particolarmente sui motivi che sono all’origine delle manifestazioni del 2011 contro il regime degli Assad. La sistematica violazione dei diritti umani dei Siriani da parte degli apparati del regime è una di queste motivazioni e le fotografie di “Caesar” sono lì a dimostrarlo. Sono immagini sconvolgenti nella loro fissità e nel loro richiamare alla mente altre immagini che tutti abbiamo visto, in bianco e nero, sui nostri libri di storia e che non avremmo mai voluto rivedere nell’attualità del colore. Nei giorni della mostra sono previsti iniziative e dibattiti in corso di organizzazione. -------------------------------------------
Mercoledì 5 ottobre 2016 - Domenica 9 ottobre 2016 Nome in codice: Caesar. Detenuti siriani vittime di tortura Corner D – ingresso libero
Una mostra che documenta i crimini contro l’umanità commessi nelle carceri siriane
Il 18 agosto Amnesty International ha pubblicato un rapporto nel quale stima in 17.723 il numero delle persone morte in carcere in Siria dal marzo 2011, l’inizio della crisi: il rapporto denuncia i crimini commessi dalle forze governative di Damasco e ricostruisce l’esperienza provata da migliaia di detenuti attraverso i casi di 65 sopravvissuti alla tortura.
Caesar è lo pseudonimo attribuito a un ex ufficiale della Polizia Militare siriana che ha defezionato nel gennaio 2014, riuscendo a portare all’estero quasi 55 mila foto che documentano con precisione la morte e le torture subite dai detenuti nelle carceri di Bachar al Asad tra il 2011 e il 2013. La mostra, già esposta alle Nazioni Unite di New York, alla Commissione Affari Esteri del Congresso degli Stati Uniti, al Museo dell’Olocausto di Washington e nelle principali città europee, viene presentata per la prima volta in Italia.
“Il mio compito era documentare la Morte” Caesar
Iniziativa promossa da Amnesty International Italia, Articolo 21, FNSI – Federazione Nazionale della Stampa Italiana, FOCSIV – Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontariato, Un Ponte Per e l’Unione delle Università del Mediterraneo. |