EVENTI a Roma riguardanti Medio Oriente e Mondo Arabo (Calendario)
15- La Terra tra i due fiumi (film e teatro) |
||||
|
|
|||
|
||||
COMUNICATO STAMPA La Terra fra due Fiumi Il 15 Novembre dalle 19 VISUALIZZA LOCANDINA Ore 19 aperitivo mesopotamico Chissà quanti dei banchieri mondiali che finanziano oggi questa diga conoscono un solo frammento della storia di Gilgamesh. -------------- COMUNICATO STAMPA: Evento per la campagna internazionale Nuovo Cinema Palazzo, 15 novembre 2012 – dalle 19 alle 24 Il Tigri rischia di morire, e con lui tutte le paludi che nutrono le terre dell'antica Mesopotamia. La campagna internazionale contro la Diga di Ilisu, in costruzione in Turchia, e per la salvaguardia ambientale delle Marshes arriva anche in Italia e inizia il suo tour dalla capitale. A nome dei promotori della campagna parteciperà Ismaeel Dawood, che raccontera' quanto deciso nelle scorse settimane all'incontro di Bassora (Iraq), in particolare rispetto alla convocazione di un Forum sull'Acqua da tenersi proprio in questa citta'. Numerosi gli artisti - Nuovo Cinema Palazzo, Teatro Valle Occupato, Milagro Acustico – che parteciperanno all'evento di promozione della petizione internazionale per bloccare la costruzione della Diga di llisu (Turchia) che rischia di accelerare l'agonia del fiume Tigri e la desertificazione di un'area che comprende Siria, Iraq e Iran. Gli attivisti della campagna per salvare il fiume Tigri e le paludi mesopotamiche hanno già inviato una lettera aperta all’austriaca Andritz Company (la societa' che sta ultimando la Diga Ilisu), in cui si chiede il rispetto del diritto internazionale e la conseguente sospensione dei lavori fino alla realizzazione di uno studio indipendente sui possibili danni sociali, economici ed ambientali sull’intero ecosistema mesopotamico. Il 15 novembre i promotori della campagna invitano tutti a firmare la petizione internazionale per obbligare il governo iracheno a chiedere il riconoscimento della paludi mesopotamiche (Marshes) come patrimonio dell'umanita' entro giugno 2013. La raccolta fondi servira' a finanziare la produzione di ''This was Hasankyf'', un documentario realizzato da un team di tre ricercatori italiani che documenta la distruzione dell’antichissima Hasankeyf e la nascita della Nuova Hasankeyf, il sito abitativo costruito dall'ente immobiliare legato alla presidenza del consiglio del governo turco. Allo scopo di rimanere il piu' possibile indipendenti, gli autori di ''This was Hasankeyf'' hanno scelto di avviare una campagna di finanziamento dal basso attraverso la forma del crowdfunding. (http://www.indiegogo.com/thiswashasankeyf?a=1274448) Civil Development Organization (Iraq) Per ulteriori informazioni sulla campagna: L'agonia del Tigri In quell'occasione, il GAP viene effettivamente usato come strumento di minaccia e di ritorsione. Nonostante questo, la Turchia rifiuta ancora di sottoscrivere la Convenzione delle Nazioni Unite del 1997, per la divisione equa e ragionevole dei corsi transfrontalieri (Non-Navigational Uses of Transboundary Watercourse), e rivendica una completa sovranita' sui due fiumi. Il GAP – Guneydoglu Anadolu Projesi (Grande Progetto Anatolico) – èe'un progetto faraonico per la costruzione di dighe sul Tigri, l'Eufrate ed i loro affluenti. Prevede la realizzazione di 8 dighe e 8 centrali idroelettriche lungo il bacino del Tigri, e di 14 dighe e 11 centrali idroelettriche lungo quello dell'Eufrate. Apparentemente finalizzato all'irrigazione dei terreni e alla produzione di energia idroelettrica, costituisce un potente strumento di controllo interno, nei confronti della popolazione curda del sud-est (Kurdistan turco), e di ricatto esterno verso i paesi confinanti di Iraq e Siria. La diga di Ilisu Alta 135 e lunga 700 metri, sommergera' – con un bacino di 313 kmq – 185 villaggi, costringendo circa 55-65 mila persone di etnia curda a trovare un altro posto per vivere. Si calcola che piu' dell'80% della popolazione interessata dalla realizzazione della diga di Ilisu e' contraria al progetto. Su tutti, gli abitanti dell'antica citta' di Hasankeyf, che rispetta nove criteri su dieci dell'Unesco per essere riconosciuta come patrimonio dell’umanita', hanno annunciato che non lasceranno le loro case e si batteranno per la sua salvaguardia. Il villaggio di Hasankeyf, dichiarato sito archeologico di primo grado nel 1978, e' diventato il simbolo di tutta l’area conosciuta come Alta Mesopotamia per la sua rara bellezza. Le Marshes Le Marshes- letteralmente ''paludi'' - costituiscono un sistema unico al mondo per i suoi isolotti, canneti, canali e laghi, figli dell'incontro tra il Tigri e l'Eufrate. I due leggendari fiumi, scendendo dalle montagne dell'Anatolia sud-orientale attraverso la Siria e, poi, lungo le aree desertiche dell'Iraq, giungevano nel sud del paese ancora ricchissimi di acqua. Secondo le ricostruzioni archeologiche piu' recenti, le Marshes corrisponderebbero alla descrizione biblica del giardino dell'Eden contenuta nel libro della Genesi (2, 8-14). Sono millenniche il ''popolo tra i due fiumi'' (o Ma’dan), discendente degli antichi Sumeri, vive in queste sempre verdi terre che occupano una superficie vasta 15-20 mila kmq². Fino a pochi decenni fa, il sistema di vita degli abitanti delle paludi si e' sviluppato in piena sintonia con l'ambiente circostante. Le tribu' traevano il proprio sostentamento dalla pesca, dalla coltivazione del riso, dall'allevamento dei bufali e dall’artigianato. Di religione sciita, con influenze persiane, preislamiche e zoroastriane, queste popolazioni non si sono mai completamente integrate con il resto del paese, attirandosi l’aperta ostilita' del regime iracheno. Negli anni '50, la Turchia ha avviato un intenso programma di sfruttamento idroelettrico e di irrigazione agricola con la realizzazione di un faraonico sistema di dighe lungo tutto il corso del Tigri e dell'Eufrate, noto come GAP, senza tenere conto dei suoi effetti disastrosi sui paesi a valle, in primis l'Iraq. Da parte sua, Saddam Hussein, con la scusa di favorire lo sviluppo agricolo ed economico dell’area, riprese un progetto che gli inglesi avevano ideato nel 1950 per controllare le popolazioni ribelli. L'effetto combinato dei due interventi ha portato al drenaggio e all'essiccamento quasi completo delle paludi, oltre che alla distruzione dell'intero habitat delle Marshes. Durante gli otto anni di guerra tra Iraq e Iran (1980-1988), l'ecosistema delle paludi ha subito enormi devastazioni. Considerate il fronte tra i due paesi in conflitto, il regime di Baghdad non si fece scrupoli a riversare nelle Marshes grosse quantita' di petrolio da bruciare, posizionando nei fondali enormi cavi elettrici capaci di distruggere ogni forma di vita ancora esistente al loro interno. Nel 1991, la risposta di Saddam alla rivolta delle popolazioni sciite (a cui parteciparono molti abitanti delle Marshes) fu il prosciugamento pressoche' totale dell'area e l’espulsione di gran parte della popolazione, giudicata dalla propaganda di regime ''arretrata, di etnia non araba e dedita al banditismo''. Prima del 2003, si stima che le Marshes abbiano perso il 93 per cento della loro originaria superficie e che la popolazione sia scesa a poche migliaia di individui, dai 500 mila degli anni ’70. Con la caduta di Saddam Hussein, le comunità sono tornate a quelle terre rompendo gli argini che imbrigliavano le acque dei due fiumi. Ma, sebbene circa il 50 per cento dell'area sia stato nuovamente inondato, il recupero dell'antico ecosistema e' reso difficile dalla continua sottrazione di risorse idriche operata dalla Turchia. Da alcuni anni e soprattutto mesi, il tema della salvaguardia del Tigri e delle Marshes e' tornato alla ribalta nel dibattito internazionale. Diverse associazioni hanno avviato campagne di sensibilizzazione e di denuncia tese a smascherare gli interessi coloniali e utilitaristici che si nascondono dietro la rapina all'intera umanita' di un patrimonio dal valore inestimabile. Per contatti: |
I testi curati da Annamaria Ventura sono pubblicati sotto una Licenza Creative Commons.
Gli altri articoli sono di proprietà dei loro autori , sono stati riprodotti con il loro consenso e non sono utilizzabili per scopi commerciali senza autorizzazione dei loro rispettivi proprietari.