“SGUARDO SUL MEDIO ORIENTE” , “UN PONTE PER…” e "RETE SOLIDARIETA' DEL POPOLO KURDO" presentano
Mercoledì 22 ottobre 2008
CONFERENZA “DIRITTI UMANI E KURDISTAN dal Parlamento al Carcere”
ore: 17:30 presso: Università “La Sapienza”- Facoltà di Studi Orientali Via Principe Amedeo 182/b Aula 8 Introduce: Carlo Maria Miele (Osservatorio Iraq) Intervengono:
LEILA ZANA (candidata al Premio Nobel per la Pace)
Info: www.sguardosulmedioriente.it 3494588172
approfondimento su Leila Zana: LEYLA ZANA UNA DONNA CURDA NELLE CARCERI TURCHE
Leyla Zana, prigioniera in un carcere turco. Leila e` nata a Bahce, un villaggio del Kurdistan nella Repubblica Turca. Oggi, quel villaggio non c'e` piu`, e` stato distrutto dall' esercito turco e gli abitanti sono rifugiati in qualche parte del mondo o della Turchia. Un villaggio dove il patriarcato era molto forte e la vita delle donne piena di castighi. Leyla il castigo non lo voleva. A 14 anni il padre le disse: "Adesso vai in sposa a mio cugino". Lei disse: "No, ha venti anni piu` di me, non lo sposero` mai ". "Tu stai zitta e lo sposi". Leyla fece qualcosa di impensabile in quel villaggio: si lancio` contro il padre per colpirlo, ebbe tutta la famiglia e il villaggio contro e si sposo`. Il marito, pero`, per quanto avesse accettato questa pratica tradizionale non era malvagio e non era neanche, poi, tanto vecchio, aveva 34 anni. E' un uomo colto e sensibile, un sostenitore dei diritti dei popoli, e naturalmente dei curdi. Leyla, come tante ragazze del suo villaggio non sapeva leggere e scrivere. Il marito le disse subito: "se non sai leggere e scrivere non ti potrai difendere, avrai una vita ancora piu` dura di quanto gia` non sia per il nostro popolo". Andarono a vivere nella storica capitale curda, Amed, sul fiume Tigri, una citta'dalle antiche mure romane di basalto nero, oggi chiamata Diyarbakir (dopo la fondazione della Repubblica turca i nomi delle citta` e delle persone vennero "turchizzati"). Leyla, mise al mondo un figlio, studiava e divenne una militante per l'affermazione dei diritti delle donne e per i diritti del suo popolo. Il marito nel '77 fu eletto sindaco; Leyla si era intanto diplomata, aveva sostenuto gli esami e rimase di nuovo incinta; nacque una bambina. Era il 1980, l'anno del colpo di Stato militare in Turchia. Il marito venne destituito da Sindaco ed arrestato, condannato a 30 anni di carcere (ora, grazie ad una amnistia e` libero, l'ho incontrato a Bruxelles, cerca di far crescere la campagna per la liberazione di Leyla). Dopo l'arresto di Mehdi, Leyla si trasferiva con i figli di citta` in citta` a seconda delle prigioni in cui il marito veniva portato. Ovunque trovava donne pronte ad accoglierla, ad essere solidali. Divenne la portavoce delle donne che avevano figli, mariti, fratelli in carcere, ma lei era convinta anche della necessita`dell'autorganizzazione delle donne per i propri diritti. Divenne direttrice di una rivista che le autorita` turche chiusero ma lei continuo` a lottare. Passavano gli anni, migliaia di giovani, durante la dittatura militare in Turchia, passarono, alla lotta armata, andarono sui monti con il PKK. Malgrado la repressione, Leyla continuo` a credere nelle via democratica e pacifica. Finalmente, la dittatura militare fini`. Nel 1991 si fecero le elezioni, Leyla Zana divenne parlamentare di un Partito che non si puo` chiamare curdo perche' la parola stessa e` proibita, ma composto principalmente dai curdi, il DEP. Leila prese una marea di voti, per le donne era diventata un simbolo di liberta` e di forza. In Parlamento si mostro` vestita con i colori della bandiera curda: giallo, verde e rosso. Il suo giuramento lo pronuncio` in curdo, lingua proibita in pubblico. Molte e molti curdi piansero quando la udirono. Per questo, per avere affermato il diritto alla sua identita`, ora e` in carcere, accusata di separatismo, con una condanna a 15 anni, insieme a tanti altri deputati, il partito chiuso, i militanti uccisi, scomparsi, torturati. Le loro madri insieme a tante altre, ogni sabato, ormai da anni, malgrado la repressione, sono nella piazza Galataserray a Istambul, con le foto dei loro cari, con la speranza di ritrovarli. Leyla ha avuto premi da tutto il mondo, persino il premio Sacharof, e` candidata al Nobel. Ha avuto la cittadinanza onoraria della citta` di Roma, ma e` ancora in carcere, i suoi diritti alienati. Lei oggi e` un simbolo, ma i suoi figli, i suo amici non possono vederla, vivere con lei la quotidianita`. Molte sono le donne curde che hanno preso forza dal suo esempio, per avere il coraggio di rompere con le tradizioni che le opprimono e per affermare la loro identita' di donne e curde. A Istambul, ho conosciuto Mizgin, ha lasciato il marito che le era stato imposto ed ora studia e lavora. Suo fratello le e` stato di aiuto. Mehmet, suo fratello, mi ha accompagnata in un viaggio in Kurdistan, mi ha detto di quanto fosse stata importante per lui Leyla Zana e di come il suo esempio lo avesse aiutato ad essere dalla parte della sorella. Adesso Mehmet e` in carcere, sua sorella e l'Associazione per i diritti umani cercano di difenderlo. E' stato torturato. Leyla Zana, malgrado le campagne internazionali non solo continua ad essere in carcere, gli anni di carcere che gli sono stati inflitti sono aumentati, ha avuto un altro processo per una lettera di solidarieta` scritta al Congresso del Partito Hadep. Hevi era venuta da me per parlarmi della campagna per la liberazione di Leyla. Hevi e` giovane, bella e dignitosa, Hevi amava cantare. Il 21 marzo e` l'inizio del nuovo anno per i curdi, il Newroz, che ogni anno, malgrado i divieti, lo festeggiano intorno al fuoco ballando e cantando. In uno dei Newroz, nel villaggio di Hevi vennero i soldati, presero lei e il padre: li hanno denudati e torturati uno di fronte all'altro. Hevi e` fuggita dal suo paese, oggi e` qui da noi in Italia. E' una rifugiata politica e dice: "Mi sono salvata, ma il mio popolo soffre". Lavora all'ufficio del Fronte di Liberazione del Kurdistan, non e` del PKK, non ha preso la strada della lotta armata, ma pretende i suoi diritti di donna e di curda. E' tempo di porre fine alla guerra in Turchia, una guerra che ha causato trenta mila morti tra curdi, e turchi, tra loro donne i bambini. Piu` di tremila i villaggi distrutti dall'esercito turco, e piu` di tre milioni i profughi, e l'esodo continua. Anche in Turchia, cosi` come in Palestina ed in Israele, le donne hanno cominciato ad essere promotrici e costruttrici di pace. Gruppi di donne hanno iniziato a dialogare. L'anno scorso a Istambul, per l'8 marzo, migliaia di donne curde e turche hanno sfilato insieme, chiedevano diritti per le donne e rispetto dei diritti umani per curdi e turchi e la liberta` di Leyla Zana. Il sequestro di Ocalan, da parte dei servizi segreti turchi, avvenuto grazie allo scarico di responsabilita` dei governi europei e del nostro governo, ha accentuato in Turchia la repressione del governo turco nei confronti di chi sostiene il diritto dei curdi alla propria identita`. Le manifestazioni della madri di Galataserray sono disperse dalla polizia. Ma Yildiz da Ankara mi ha chiamata dicendomi che nuovi gruppi di donne si sono formati, rivendicano liberta` e liberazione.
LUISA MORGANTINI |