EVENTI a Roma riguardanti Medio Oriente e Mondo Arabo (Calendario)
29- GIORNATA INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETÀ CON IL POPOLO PALESTINESE |
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Facoltà di Studi Orientali in collaborazione con Stop Agrexco Roma Sguardo sul Medio Oriente Un Ponte per ... Rete Romana Palestina in occasione della Giornata Internazionale ONU di Solidarietà con il Popolo Palestinese presentano
Introduce: Laura Guazzone Docente di Storia contemporanea dei paesi arabi Interviene: Jamal Jumà Coordinatore della campagna "Stop the wall". info: www.sguardosulmedioriente.it -------------------- BREVE PROFILO DI JAMAL JUMA Jamal Juma 'è nato a Gerusalemme e ha frequentato la Birzeit University, dove divenne politicamente attivo. Dal momento della prima Intifada, si è concentrato sull’ attivismo di base. E’ un membro fondatore del Palestinian Agricultural Relief, associazione palestinese per gli Scambi Culturali e Ambientali. Dal 2002 è coordinatore del Palestinian Grassroots Anti-Apartheid Wall Campaign, cioè della campagna contro il muro. Per la sua azione di lotta e resistenza contro il muro è stato anche incarcerato dagli israeliani. E’ stato invitato in vari Stati dalla società civile internazionale ed ha tenuto conferenze alle Nazioni Unite, dove ha parlato della questione della Palestina e del Muro dell'Apartheid. I suoi articoli e le sua interviste sono diffusi e tradotti in diverse lingue.
Alcune brevi notizie sul muro Israele ha iniziato la costruzione del muro nel giugno 2002 dopo l’ invasione delle città della Cisgiordania. Se si considerano i fatti retrospettivamente, non vi è dubbio che l'invasione ha costituito il preludio e il movente per la costruzione del muro. Perché la costruzione del MURO potesse avvenire senza resistenze gli Isrealiani hanno proceduto, per tempo, a distruggere infrastrutture civili palestinesi e ad effettuare arresti di massa, omicidi e massacri. La sua costruzione ed i numerosi posti di blocco che lo presidiano hanno provocato lo smembramento dei centri della West Bank in bantustan, separati gli uni dagli altri e separati dalla città occupata di Gerusalemme est. La finalità della costruzione del muro è stata quindi, non tanto di tutelare la popolazione israeliana da attacchi omicidi, quanto piuttosto di rafforzare il suo controllo sul popolo palestinese e bloccare la creazione di uno stato palestinese. Il muro infatti sorpassa volutamente la "Green Line", la linea di armistizio riconosciuti a livello internazionale tra Israele e la West Bank occupata nel ’67, ignorando il diritto internazionale e le diverse risoluzioni delle Nazioni Unite. Oggi Israele ha realizzato con "fatti sul terreno" ed in modo visibile il proprio sistema di apartheid: · Il muro, che raggiungerà 810 km di lunghezza, ha isolato il 46 per cento della West Bank occupata dividendola in tre grandi cantoni e 22 piccoli bantustan. Attraverso di esso, Israele ha il controllo sull’ 82-85 per cento delle risorse idriche palestinesi nei Territori Occupati. · 1.400 chilometri di rete stradale sono dedicati esclusivamente agli israeliani e, per evitare l’incrocio con le strade palestinesi, sono state costruite 48 gallerie. · Decine di posti di blocco militari controllano il movimento di persone e merci tra i diversi cantoni e la circolazione del traffico commerciale con Israele e il mondo esterno. · Lungo di esso sono state realizzate zone industriali, zone agricole e laboratori artigianali che si avvalgono del popolo palestinese come forza lavoro a basso costo. La risposta della società civile palestinese La resistenza popolare e pacifica contro il muro è iniziata dopo tre mesi dalla sua costruzione, con la formazione di comitati popolari a partire dai villaggi e dalle città della Cisgiordania settentrionale. Gli attivisti hanno organizzato eventi e organizzato campagne internazionali, di comunicazione e coordinamento con gli attivisti della solidarietà internazionale che hanno formato scudi umani in settori chiave attorno alla Cisgiordania. Centinaia sono le manifestazioni e le azioni di resistenza organizzate nelle città e nei villaggi in tutto il nord e nel centro della West Bank cui partecipano regolarmente numerosi pacifisti israeliani. Le immagini del muro e del suo percorso, che ha mostrato chiaramente la portata del furto perpetrato da Israele a danno di vaste aree agricole e delle risorse idriche, nonché la immensa distruzione ambientali e agricole, hanno sconvolto gli osservatori di tutto il mondo.
nota: Kairos 2000 con google traduttore: http://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&sl=en&u=http://electronicintifada.net/v2/article10943.shtml&prev=/search%3Fq%3Djamal%2Bjuma%26hl%3Dit%26client%3Dgmail%26rls%3Dgm%26prmd%3Divno&rurl=translate.google.com&twu=1&usg=ALkJrhh89c91c-ZxZ4-3GHfsq41ymCP6Tw
------------------------- 29 novembre 2010 Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese
premesso che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 29 novembre come la Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese nella Risoluzione 32/40 B del 2 dicembre 1977; ricordato che il 29 novembre è stato scelto poiché in quel giorno del 1947 l’Assemblea Generale dell’Onu istituiva in Palestina uno “Stato ebraico” e uno “Stato arabo”, assegnando alla città di Gerusalemme uno speciale status internazionale gestito dalle Nazioni Unite; preso atto che dei due Stati previsti nella Risoluzione 181 (II) del 1947, conosciuta come Partition Resolution, finora è stato creato solo Israele; ricordando che ancora oggi il popolo palestinese è costretto a soffrire le conseguenze della lunga occupazione militare israeliana, una violenza continua, quotidiana, ordinaria, a volte manifesta, a volte invisibile, spesso nascosta dai grandi mezzi d’informazione; visti i rapporti delle Nazioni Unite che documentano come ancora oggi la vita dei palestinesi sia scandita da umiliazioni, maltrattamenti, soprusi, discriminazioni, posti di blocco, muri, insediamenti, abbattimento di case, aggressioni, arresti e uccisioni; considerato che i negoziati diretti avviati il 2 settembre scorso dal Presidente degli Stati Uniti rappresentano forse l’ultima possibilità di fare la pace in Terra Santa senza ulteriori spargimenti di sangue; considerato che la continua espansione degli insediamenti e la costruzione del muro nei territori occupati, la demolizione delle case e gli sfratti anche a Gerusalemme Est sono contrari al diritto internazionale e costituiscono il principale ostacolo alla continuazione dei negoziati; ribadisce che la continuazione dell’occupazione militare israeliana dei Territori Palestinesi (1) comporta immani sofferenze, la violazione sistematica dei fondamentali diritti umani dei palestinesi e il progressivo deterioramento delle loro condizioni di vita; (2) riduce lo spazio per il dialogo, la comprensione reciproca e la ricerca di soluzioni negoziate tra i due popoli; (3) impedisce di risolvere pacificamente il conflitto mediante la creazione di uno stato palestinese accanto a quello israeliano a causa della continua espansione degli insediamenti israeliani; (4) alimenta la frustrazione, la disperazione, la rabbia e il desiderio di riscatto tra i palestinesi che finiranno con alimentare nuove manifestazioni di violenza; (5) costringe il popolo israeliano a vivere in una condizione d’insicurezza e di guerra permanente con tanta parte del mondo arabo che comprime i propri spazi di libertà, di sviluppo e di democrazia; (6) rappresenta un grande ostacolo alla lotta al terrorismo e al fondamentalismo ed è una fonte continua di instabilità e insicurezza internazionale; (7) frena lo sviluppo del dialogo interreligioso; (8) limita la nostra libertà e ci impedisce di costruire la pace nel Mediterraneo e in Medio Oriente; (9) costringe da decenni l’Europa e la comunità internazionale a spendere inutilmente una enorme quantità di denaro senza ottenere alcun beneficio; (10) porta inevitabilmente allo scoppio di nuove guerre e atrocità; chiede pertanto al Governo e al Parlamento italiano, ai governi dell’Unione Europea, al Parlamento, alla Commissione e al Consiglio dell’Unione Europea, all’Onu e a tutti i responsabili della politica internazionale di assumere con urgenza tutte le misure necessarie per persuadere le parti a chiudere il conflitto israelo-palestinese riconoscendo ad entrambi i popoli, come stabilito dalle risoluzioni dell’Onu, la stessa dignità, gli stessi diritti e la stessa sicurezza; inoltre, riconoscendo che le città e gli enti locali europei possono contribuire a rafforzare il dialogo e la conoscenza reciproca con il popolo palestinese e con il popolo israeliano; alleviare le sofferenze del popolo palestinese e ricostruire la fiducia e la speranza nella pace; vigilare sulle violazioni e il rispetto della dignità e dei diritti umani; sostenere i familiari delle vittime e le forze di pace che operano da entrambe le parti; contribuire a rafforzare le istituzioni locali palestinesi; promuovere l’incontro e il dialogo tra gli Enti Locali israeliani e palestinesi; sensibilizzare i propri cittadini sui problemi del Medio Oriente e coinvolgerli in iniziative di solidarietà e di pace; rafforzare l’impegno politico dei governi europei e dell’Unione Europea per la pace in Medio Oriente; dichiara la propria volontà di contribuire attivamente alla risoluzione del conflitto israelo-palestinese e alla costruzione della pace in Medio Oriente mediante progetti di cooperazione e solidarietà con la popolazione palestinese, di promozione del riconoscimento reciproco e del dialogo tra israeliani e palestinesi, di diffusione della cultura della pace, dei diritti umani e della riconciliazione, di sensibilizzazione e mobilitazione della propria comunità e a questo fine delibera 1) di aderire al Programma nazionale “100 città per la pace in Medio Oriente” e alla Rete Europea degli Enti Locali per la pace in Medio Oriente promossi dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani con cui s’intende rafforzare l’impegno dell’Italia e dell’Europa in Medio Oriente partendo dalle comunità locali; 2) di definire, in accordo con il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, un piano di azioni concrete che prevedano anche il coinvolgimento attivo della cittadinanza e in particolare dei giovani, delle scuole e delle organizzazioni della società civile.
Per informazioni: Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani via della Viola 1 (06100) Perugia - tel. 075/5722479 - fax 075/5721234 email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – www.entilocalipace.it --------------
Oggi 29 novembre, l'Onu celebra la Giornata Internazionale gli viene inflitta. Una violenza continua, quotidiana, spesso nascosta dai grandi mezzi d'informazione.
peso dell'occupazione militare israeliana. 2.2 milioni hanno meno di 18 anni. Più di 1.800.000 palestinesi vivono da rifugiati nella propria terra. Quasi 3 milioni vivono in Giordania, Libano e Siria. Più di 20.000 palestinesi vivono rinchiusi in un campo profughi nel Città Santa di Gerusalemme. bambini) che protestavano contro l'occupazione, contro l'espansione degli insediamenti e contro la costruzione del muro. Nel 2009 ne sono stati feriti 764. occupati, i coloni israeliani hanno costruito 1650 case nuove, poco meno del totale di quelle costruite nel 2009. propria terra. Dal 24 novembre le autorità israeliane hanno abbattuto 18 case palestinesi e una moschea. 54 persone sono state gettate per la strada. impossessati di un palazzo palestinese di tre appartamenti di Gerusalemme. Tre famiglie palestinesi con 5 bambini sono finiti per strada. In luglio i coloni israeliani hanno fatto lo stesso con le case di altre 29 persone e otto famiglie. Osservatori internazionali parlano di "pulizia etnica". di palestinesi nelle città e nei villaggi della West Bank e a Gerusalemme. Un po' meno della media settimanale che nel 2010 è di 93 incursioni e arresti. agricole, sradicando e bruciando migliaia di ulivi secolari, in media 6 volte alla settimana. Questa settimana (10 e il 23 novembre) le aggressioni sono state 7, una al giorno. di 1,5 milioni di palestinesi che abitano nella Striscia di Gaza. Dall'inizio del 2010, 58 palestinesi sono stati uccisi e 233 feriti. La maggioranza erano civili. Prima dell'inizio dell'assedio, dalla Striscia di Gaza entravano e uscivano in media 650 persone al giorno. Oggi ne passano 340. I palestinesi di Gaza hanno la corrente elettrica solo per 12 ore al giorno. L'acqua arriva nelle case ogni due giorni, per poche ore. E in alcune zone arriva solo ogni 5 giorni. costruito dagli israeliani nella West Bank separa molti palestinesi dai loro terreni, dai posti di lavoro e dai familiari. Il resto lo fanno una serie di coprifuoco, circa 600 posti di blocco e altri ostacoli. Per spostarsi spesso i palestinesi devono chiedere un permesso che spesso non arriva. A molti palestinesi viene così negata la possibilità di accedere alla terra, al lavoro, alle strutture scolastiche e ai servizi di base. socioeconomico e ponendo a repentaglio la loro salute. Un palestinese può utilizzare al massimo 70 litri di acqua al giorno, meno del minimo necessario. Un israeliano ne consuma 4 volte di più. L'esercito israeliano ha ripetutamente distrutto le cisterne di raccolta di acqua piovana usate dai palestinesi con la motivazione che erano state costruite senza permesso. dialogo e la conoscenza reciproca con il popolo palestinese e con il popolo israeliano; (2) alleviare le sofferenze del popolo palestinese e ricostruire la fiducia e la speranza nella pace; (3) vigilare sulle violazioni e il rispetto della dignità e dei diritti umani; (4) sostenere i familiari delle vittime palestinesi e israeliane; (5) collaborare con tutti coloro che operano per la pace in Israele e nei territori palestinesi occupati; (6) contribuire a rafforzare le istituzioni locali palestinesi; (7) promuovere l'incontro e il dialogo tra israeliani e palestinesi; (8) sensibilizzare i giovani sui problemi del Medio Oriente e coinvolgerli in iniziative di solidarietà e di pace; (9) chiedere la fine della vendita di armi e la denuclearizzazione del Medio Oriente; (10) rafforzare l'impegno politico dell'Italia e dell'Unione Europea per la pace in Medio Oriente.
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